Osterie d’Italia 2018, la guida più venduta in Italia, compie quest’anno quasi trent’anni, vent’otto per l’esattezza. Anni in cui Slow Food ha raccontato un modo di trattare il cibo e il commensale poco frequente. Lo era ai tempi della prima edizione nel ’91, e lo è ancora oggi, perché cura, attenzione, calma e dedizione non sono caratteri permanenti.
È per questa ragione che al di là delle classifiche, dei punteggi da attribuire a questo a o quel locale, ciò che interessa di più chi la consulta è ritrovare atmosfere autentiche, passioni costanti, durature, genuine.
Eppure in questi trent’anni circa le cose sono cambiate. È mutato il mondo del food, l’immaginario collettivo che lo avvolge, il modo di stare a tavola, e perfino il gusto di chi si accosta al cibo. Ed è inevitabile pure che il racconto di quanto succede nel mondo della ristorazione, di un certo tipo di ristorazione per lo meno, sia soggetto anch’esso alle mutazioni obbligate dal tempo. Come la maggiore attenzione ai luoghi e alle persone, per esempio, oltre a quella per i piatti che ne esprimono il lavoro.
Ed è così, per esempio, che sfogliando la guida come un piccolo manuale di viaggio, si può scoprire che nel territorio di Jazz & Wine ci sono ben cinque luoghi da visitare.
Tre di questi sono chiocciole, Borgo Colmello, una perla a Farra d’Isonzo da sempre custode di una cultura contadina preziosa come poche; Rosenbar, interprete a Gorizia di una cucina mitteleuropea con una preferenza per l’aria del mare; e Devetak a San Michele al Carso, avamposto di cosa significa amore per il territorio e piacere dell’ospitalità.
Non sono da meno Blanch, a Mossa dal 1904, due guerre mondiali e il confine a pochi passi non ne hanno mutato lo spirito di ricchezza e tradizione; o la generosa piacevolezza che si vive assaggiando i piatti di Claudia nell’osteria Al Piave, a Mariano del Friuli, tappa d’obbligo per chi ama la selvaggina.
Luogo, data e ora
Domenica 29 ottobre – Ore 10:30
Tenuta Villanova – Farra di Isonzo (Go)